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mercoledì 20 febbraio 2013

Migliori ospedali italiani - Gli ospedali da chiudere


Dopo aver trattato in due post precedenti "Perchè, chi può, va negli USA per curare il cancro?" e "I migliori Ospedali USA per la cura del Cancro" la classifica degli ospedali oncologici degli Stati Uniti, vi invito a leggere due articoli di Focus.it dedicati al tema della scelta dell'Ospedale italiano dove curarsi.

In Focus.it del 27 marzo 2012 si trova l'interessante articolo "La guida ai migliori ospedali d’Italia" di Amelia Beltramini.
Si legge: "Come scegliere i migliori ospedali per ogni tipo di intervento. E quali sono quelli da evitare. Focus, in esclusiva, pubblica i dati della sanità italiana, dettagliati ospedale per ospedale, reparto per reparto. Dati finora non pubblici. Ma utilissimi per decidere dove farsi curare."
"La sanità italiana ha un ampio margine di miglioramento, e sta ai cittadini chiederlo, finalmente sulla base di dati certi, agli amministratori locali. Bisogna stimolare i medici perchè si aggiornino, ma anche costringere le associazioni scientifiche a occuparsi della qualità dei propri associati e le università a verificare che la qualità dell'insegnamento sia migliorata".
"I pazienti italiani attendono in media 5 giorni perchè la loro frattura di femore venga curata, quando la ricerca dice che tutte le fratture dovrebbero essere curate entro 48 ore se si vuole evitare un aumento della mortalità."
"Anche la chirurgia deve migliorare: sono ben 985 mila gli interventi chirurgici non oncologici effettuati nel 2010 in Italia. La mortalità media è stata del 2%: quasi tutte vite che avrebbero potuto essere risparmiate se le tecniche adottate dai reparti migliori (con una mortalità media dello 0,03%) fossero state estese al resto dei reparti."
"
Poi ci sono i risparmi prevedibili: i pazienti sottoposti a colecistectomia in laparoscopia sono ricoverati in media per 2 giorni in alcuni ospedali e per 7 giorni in altri e la media italiana per un intervento di colecistectomia laparotomica (cioè con l’incisione chirurgica) arriva addirittura a 10 giorni con punte molto elevate."

LA CLASSIFICA DEGLI OSPEDALI ITALIANI
Tutti i dati per valutarne l'affidabilità in base alla mortalità nella cura di alcune patologie.
1. Infarto al miocardio
2. Scompenso cardiaco
3. Cardiochirurgia: bypass aortocoronarico
4. Pneumologia: BPCO
5. Neurologia: ictus
6. Ostetricia: parti cesarei
7. Chirurgia oncologica: tumore al polmone
8. Ortopedia: chirurgia della frattura di tibia-perone
9. Ortopedia: artroscopia del ginocchio
10. Ortopedia: chirurgia del collo del femore
11. Cardiochirurgia: valvuloplastica e sostituzione di valvole cardiache
12. Chirurgia vascolare

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Un altro articolo interessante lo troviamo in Focus.it del 2 luglio 2012, nella presentazione dello Speciale di Focus: Guida salute, dal titolo I migliori ospedali d’Italia. Sono stati per la prima volta pubblicati in forma cartacea i risultati, struttura per struttura, con i dati sulla qualità degli interventi e la mortalità di una serie di malattie e di interventi sanitari. Capitolo per capitolo la guida consente ai cittadini di scegliere i reparti migliori e spiega come comportarsi a seconda dei sintomi.

Si legge nella presentazione di Amelia Beltramini, dal titolo "Gli ospedali da chiudere"
"Gli ospedali, per avere buoni risultati devono avere l’esperienza che si genera solo con un’ampia casistica: solo questo continuo rodaggio non solo del medico, ma anche dell’organizzazione, consente di far funzionare bene e senza intoppi la “macchina dell’ospedale”. Lo dimostrano ormai molti studi scientifici. In Italia però i reparti con una inadeguata casistica, sono tantissimi. Sono da chiudere? Quasi sempre sì. Con i dati ufficiali alla mano abbiamo raccolto in queste pagine (vedi l'indice a fondo pagina) tutti i reparti che per questi motivi andrebbero chiusi."

CHE COSA FARE DUNQUE?
"In linea di massima, quindi, e potendo scegliere, è sconsigliabile rivolgersi alle strutture con volumi tanto piccoli da non poter essere statisticamente valutabili. Non perchè i sanitari che vi operano non siano preparati o volenterosi. Ma perchè il corpo umano è piuttosto complicato: per conoscerlo a fondo e farsi una esperienza non bastano buona volontà, laurea in medicine e specializzazione.
Per avere buoni risultati, e lo dimostrano ormai molti studi scientifici, bisogna avere l’esperienza che si genera solo con un’ampia casistica: solo questo continuo rodaggio non solo del medico, ma anche dell’organizzazione, consente di far funzionare bene e senza intoppi la “macchina dell’ospedale” e danno al medico occhio clinico e manualità, finché il gesto del sanitario diventa automatico, come il cambio marcia dell’autista non richiede la decisione cosciente, la dattilografia della segretaria non impone la ricerca delle lettere sulla tastiera e l’occhio del pianista non deve leggere lo spartito o seguire le mani per sapere dove sono sulla tastiera."

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