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giovedì 27 settembre 2012

Il dolore burocratico


Quante volte ci siamo imbattuti nella nostra quotidiana esistenza nel mostro burocratico. Quante volte ci siamo arrabbiati e abbiamo imprecato contro gli impiegati degli uffici pubblici. Ecco come lo scrittore Carlo Emilio Gadda (morto nel 1973), con un linguaggio poetico, parla della burocrazia romana in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana:
"Là, da più lune, la sua pratica risognata attendeva, attendeva. Come delle pere, delle nespole, anche il maturare d'una pratica s'insignisce di quella capacità di perfettibile macerazione che la capitale dell'ex-regno conferisce alla carta, si commisura ad un tempo non revolutorio, ma interno alla carta e ai relativi bolli, d'incubazione e d'ammollimento romano. S'addobbano, di muta polvere, tutte le filze e gli schedari degli archivi: di ragnateli  grevi tutti gli scatoloni del tempo: del tempo incubante".
Trovo su Wikipedia una definizione di burocrazia molto meno poetica e più da diritto amministrativo:
"Con burocrazia si intende l'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità. Il termine, definito in maniera sistematica da Max Weber indica il "potere degli uffici" (dal francese bureau): un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall'individuo che ricopre temporaneamente una funzione. L'etimologia ibrida del termine, dal francese bureau ("ufficio") connesso al greco krátos ("potere") ne rivela l'origine tarda e la derivazione di chiara matrice francofona. (…) Al modello burocratico si sono quindi nel tempo apportate modifiche sia nella pratica che nella teoria, sviluppando forme di amministrazione partecipata, flessibile, contrattata, per progetti (cosiddetto modello telocratico. (…) L'attuale accezione del termine è principalmente negativa, a causa di quelle che nel corso del Novecento sono state definite da alcuni "conseguenze inattese" del fenomeno burocratico: rigidità, lentezza, incapacità di adattamento, inefficienza, inefficacia, lessico difficile o addirittura incomprensibile (il cosiddetto burocratese), mancanza di stimoli, deresponsabilizzazione, eccessiva pervasività, tendenza a regolamentare ogni minimo aspetto della vita quotidiana."
La burocrazia diviene insopportabile, un proprio e vero dolore burocratico che si accompagna al dolore fisico, psichico, spirituale e sociale, quando impatta con una persona malata o con un disabile. Il dolore burocratico scaturisce quando il malato e la famiglia sin dall'inizio della diagnosi o della disabilità si ritrovano in una spirale burocratica fatta di code negli ospedali e negli ambulatori dei distretti sanitari, nelle sale d'aspetto, negli uffici per avviare pratiche di invalidità, d'accompagnamento, di fornitura di ausili e protesi, attese di mesi per eseguire indagini diagnostiche  o per avere il consulto di uno specialista. La burocrazia diviene meno opprimente se il paziente possiede un'assicurazione o ha i denari per curarsi privatamente utilizzando l'attività intramoenia ed extramoenia in libera professione dei medici.
Ecco una storia di normale burocrazia che, per l'insistenza di un signore e per aver trovato delle persone ragionevoli, si è risolta positivamente. Purtroppo non è sempre così!
Una signora invalida possiede un contrassegno disabili. Le è stato detto che avendo cambiato residenza, anche se all'interno del comune di Padova, deve recarsi presso l'Ufficio ZTL di Padova per comunicare il nuovo indirizzo.
Il marito si presenta una mattina  presso l'ufficio Zona a Traffico Limitato, ubicato in via Vicenza, 10a int. 1 - Padova,con il contrassegno e un certificato di residenza della moglie. A tale ufficio si può telefonare (049.8562438) da lunedì a venerdì dalle 8:00 alle 12:00), il fax è 049 723079. L'ufficio è aperto al pubblico: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 9:00 alle 12:00, martedì dalle 10:00 alle 13:00,  (per capire come si può ottenere tale permesso, clicca qui).
Un'impiegata gli dice che deve avere la delega e la carta d'identità di sua moglie per poter procedere a modificare il cambio di residenza. Il marito spiega all'impiegata che è un cambio automatico e che la nuova residenza è sempre all'interno del comune di Padova. Dovrebbe essere una modifica d'ufficio - spiega il signore - in quando nel computer la nuova residenza è già inserita. L'impiegata è perplessa ma intelligentemente però chiede, vista l'insistenza del signore, ad una collega come fare. Anche questa presa alla sprovvista e abituata a ragionare allo stesso modo, insiste per la delega. "Sa - dice - gli uffici non dialogano tra di loro. Potrebbe aver trovato il contrassegno per strada". "Ma se l'avessi trovato per strada, che senso ha che  venga a comunicare il cambio di residenza" - risponde il signore. L'impiegata capisce che le argomentazioni del marito hanno fondamento e si rivolge ad una terza persona (la scala gerarchica).
Questa impiegata molto gentile e disponibile, capisce che il signore ha ragione, che la delega non serve e procede al cambio di residenza, anzi vedendo che il certificato è sbiadito per il sole ne fa uno nuovo.
Se tutti, utenti e uffici, si comportassero allo stesso modo, molto probabilmente avremmo una burocrazia dal volto umano, partecipata, flessibile, contrattata e per progetti, consapevole di essere al servizio del cittadino e non il contrario. 

mercoledì 26 settembre 2012

Saluto al prof. Terranova


Da sinistra: Giovanni, Monica, Chiara, Anna, Oreste, Anna, Lina e Fabrizio
Il 13.09.12, alle ore 13, in aula Battocchio c'è stato il saluto del prof. Oreste Terranova ai colleghi e alle infermiere del Dipartimento dell'Anziano. Eravamo presenti anche noi, alcuni volontari di IASI (io, Rosa, Monica, Adalgisa, il dott. Cardin, la preside Bottaro, la prof. Brasca, Chiara e Anna studentesse del Leonardo da Vinci). Dopo un breve saluto del prof. Terranova, hanno preso la parola il dott. Adriano Cestrone direttore generale dell'Azienda Ospedaliera e dell'ULSS 16, il dott. Daniele Donato direttore Sanitario dell'ULSS 16, il prof. Carmelo Militello dell'equipe della Chirurgia Geriatrica e il  prof. Donato  Nitti responsabile della Clinica Chirurgica Generale 2  dell'Azienda Ospedaliera di Padova in rappresentanza dell'Università.
Erano presenti tutti i medici della Chirurgia Geriatrica, di cui il prof. Terranova è il responsabile: Enzo Ballotta, Andrea Bruttocao, Fabrizio Cardin,  Bruno Martella, Carmelo Militello, Roberto Nistri e Saverio Spirch.
Erano presenti i responsabili del Dipartimento dell'Anziano: il  prof. Enzo Manzato responsabile della Clinica geriatrica di Padova, il dott. Alberto Pilotto responsabile della Geriatria del S. Antonio,  il dott. Eugenio Castagnaro responsabile delle lungodegenze 1 e 2. Il responsabile della Patologia Speciale Chirurgica e Propedeutica Clinica CLOPD prof. Maria Rosa Pelizzo, il responsabile della Gastroenterologia Prof. Giacomo Carlo Sturniolo, il prof. Lorenzo Norberto della Chirurgia 3.
Presenti anche diverse infermiere e amministrative, in particolare Sonia e Caterina della segreteria.
Ho chiesto al prof. Terranova qualche dato della sua biografia: è nato a Padova il  02/08/1940, ha frequentato il liceo classico Tito Livio classe E, è stato tribuno dell'Università, giocatore del Petrarca rugby e attualmente Cosigliere Comunale al comune di Padova (se ho dimendicato qualcuno me ne scuso).

sabato 22 settembre 2012

Dossier sulle condizioni di vita degli europei over 60


L'Institut National d'Etudes Démographiques (INED), istituto francese di ricerca specializzato in demografia, ha presentato l'11 settembre 2012  un dossier sulle condizioni di vita degli europei over 60 dal titolo:Les hommes et les femmes âgés de plus de 60 ans en Europe: leurs conditions de vie, leurs ressources et leur bien-être (Gli uomini e le donne over 60: le loro condizioni di vita, le loro risorse e il loro benessere) a cura di Joëlle Gaymu et Sabine Springer. Sono stati presi in considerazione i seguenti indicatori  per un'esistenza soddisfacente
  • Il sesso, l'età, lo stato civile (vivere da solo o in coppia)
  • Lo stato di salute: la gravità delle limitazioni nelle attività quotidiane a causa di disabilità fisica o mentale (assenza di  limitazioni,  limitazioni di medie  e  limitazioni gravi).
  • Il contesto socio-economico: livello di istruzione, livello di reddito e essere o non essere proprietario.
  • L'ambiente quotidiano: vivere in una grande città (al contrario in piccole città e nelle zone rurali) e la disponibilità di trasporto e negozi in numero sufficiente.
  • Il contesto famigliare: esistenza o meno di un bambino, la distanza tra la casa dei genitori del bambino più vicino (meno di 1 km), la frequenza del contatto con il bambino che più si frequenta (contatto quotidiano o meno), l'aiuto (dato e ricevuto).
  • La pratica del tempo libero, come un esempio di integrazione sociale.
  • Vari altri fattori: indicatore di povertà, la durata della vedovanza, un indicatore di alloggio confortevole, lo stato di salute del partner, la percentuale di persone che praticano una religione.
Ecco alcuni grafici che illustano i risultati:

Gli uomini sono più soddisfatti delle donne

Vivere in coppia nei paesi presi in considerazione

Essere in buona salute è la condizione migliore per essere soddisfatti della vita
Vivere in coppia è meglio che vivere da soli, soprattutto per gli uomini

 

venerdì 21 settembre 2012

Dispersione scolastica - Progetto Mentoring: Mentore e Mentee


Il programma Europa2020, come già prima la strategia di Lisbona,  ha individuato nella riduzione della dispersione scolastica uno dei tre obiettivi che i Paesi membri si sono impegnati a raggiungere nel campo della “crescita intelligente” entro il 2020.
L’obiettivo è quello di ridurre entro la data stabilita al 10 per cento la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi.
L’indicatore che viene utilizzato per dar conto del fenomeno della dispersione scolastica in ambito europeo è comunemente chiamato early school leavers (giovani che abbandonano prematuramente gli studi) e misura la quota di giovani a rischio di abbandono precoce del percorso educativo. L’indicatore è molto utile a monitorare l’efficacia degli interventi di policy in materia di istruzione e formazione.
L’indicatore è definito come la percentuale di giovani (18-24enni) con al più la licenza media e che non frequenta altri corsi scolastici o svolge attività formative superiori ai 2 anni, sul totale dei giovani di età 18-24 anni.
Dall'intervista al sottosegretario Elena Ugolini dal titolo  "SCUOLA/ Ugolini: tre riforme a costo zero per fermare l'abbandono",  che si può leggere in www.ilsussidiario.net in merito alla presentazione del rapporto annuale dell’Ocse ‘Education at a Glance’ (EAG), confronto sui sistemi educativi di 34 paesi, riporto due domande e due risposte:
Sottosegretario, dal suo punto di vista quali sono i dati più preoccupanti?
I dati più preoccupanti sono due. Uno è quello dei Neet [dall’inglese Neither in education nor employed], i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che né lavorano né studiano e nemmeno sono in cerca di un’occupazione: nel 2005 erano il 21% e ora si registra un peggioramento che si attesta al 23%. Il secondo è quello sulla difficoltà che ha la scuola italiana ad agire come ascensore sociale: c’è una correlazione forte tra il titolo di studio dei genitori e quello conseguito dai ragazzi.
Cosa significa?
In Italia, i giovani provenienti da famiglie con bassi livelli di istruzione hanno minori opportunità di raggiungere un livello più elevato di istruzione rispetto ai loro genitori. Oltre il 40% di tali giovani non completa gli studi secondari superiori e meno del 20% raggiunge il livello universitario (in Italia il 44% dei giovani tra 25-34 anni con genitori che non hanno completato la scuola secondaria superiore sono fermi anche loro ad un basso livello di istruzione, contro il 32% della media Ocse). C’è una correlazione fortissima tra la provenienza socio culturale della famiglia e il livello di studi raggiunto dai ragazzi. Fino a pochi decenni fa i figli riuscivano a conseguire un titolo migliore di quello dei genitori, ed avevano la possibilità di una occupazione migliore. La scuola italiana deve tornare ad a essere il luogo dove è possibile mettere a frutto i talenti e le capacità di ognuno indipendentemente dal background socio culturale delle famiglie di provenienza. 

mercoledì 19 settembre 2012

Iniziative per gli studenti: “Luci sull'impresa" e "Prove tecniche d'impresa".



Il Pianeta, l'Europa e l'Italia in particolare, salvo rari casi, stanno attraversando un periodo di crisi eccezionale che colpisce  adulti e anziani ma soprattutto i giovani. In Italia la disoccupazione giovanile, tra i ragazzi tra i 15 e i 24 anni, a maggio 2012, è salita al 36,2%. Dare a loro occasioni di lavoro è il problema più serio che abbiamo. Specchio della crisi è l'aumento dei suicidi di lavoratori, imprenditori e giovani, perché molti, ma in particolare le nuove generazioni, non hanno speranza per il loro futuro.
Molte sono le lettere che si trovano nel web scritte dai familiari delle persone che hanno compiuto il gesto irreversibile. Ne cito due: quella che  Laura Tamiozzo ha scritto  a Flavia Schiavon, figlie di imprenditori suicidi e quella della mamma di Lucia. Lucia era una ventottenne calabrese, neolaureata in ingegneria con 110/110, suicidatasi per non aver trovato un lavoro dignitoso.
Riporto alcuni brani della toccante lettera che la mamma di Lucia ha scritto al Quotidiano di Calabria. "Non s'è tolta la vita per depressione, lei non poteva vivere in quest'Italia asservita, e non poteva neanche allontanarsene, voleva semplicemente vivere nella sua regione, dov'era amata dai suoi innumerevoli amici. E' una colpa da pagare a così caro prezzo". "Non si può banalizzare e liquidare il suo gesto come un suicidio dettato dalla depressione... Lei sì, lei sì che si è sempre impegnata fiduciosa nei nostri insegnamenti, sicura che il merito avrebbe pagato. Laureata in ingegneria gestionale, in condizioni molto difficili, con il massimo dei voti, 110/110, si è trovata a doversi accontentare di un lavoro che non era il suo, poco retribuito, si è trovata a doversi prendere cura della sua piccolina di appena due anni, affrontando tutte le difficoltà che già conosciamo noi donne...e noi donne del sud. Aveva un solo difetto: portare un cognome anonimo e credere nella meritocrazia". Lei non poteva vivere in quest'Italia asservita, e non poteva neanche allontanarsene, voleva semplicemente vivere nella sua Calabria, dov'era amata dai suoi innumerevoli amici. E' una colpa da pagare a così caro prezzo? Se è così, giovani, andate via, andate via e abbandonate questa Terra, noi non vi vogliamo...E voi, mamme, non consentite che questo mostruoso Leviatano [mostro biblico] divori i nostri figli. Lottiamo insieme a loro, nella legalità, per i loro diritti, e chiediamo a testa alta ciò che è loro dovuto".
Ritengo utile segnalare, perchè l'iniziativa aiuta la scuola ad essere meno lontana dal mondo del lavoro, la mail con la quale Maria Grazia Bernardi, che da molti anni con impegno e passione si occupa di avvicinare presidi, docenti e studenti al mondo dell'impresa, mi informa su due interessanti progetti:  “Luci sull'impresa" e "Prove tecniche d'impresa".