IASI ricorda che domani è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Per leggere la storia delle sorelle Mirabal, clicca qui.
Tramite
la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, l'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come la Giornata internazionale per
l'eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le
organizzazioni internazionali e le ONG ad organizzare attività volte a
sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno.
L'Assemblea
Generale dell'ONU ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di
donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei
Caraibi, tenutosi a Bogotà (Colombia) nel 1981. Questa data fu scelta in
ricordo del brutale assassinio del 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate
esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare
il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la
Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
http://www.casadonne.it/cms/ |
Dal
2006 la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna promuove
annualmente il Festival La Violenza Illustrata, unico festival nel panorama
internazionale interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza
sulle donne. Ormai centinaia di iniziative in tutta Italia vengono organizzate
in occasione del 25 novembre per dire no alla violenza di genere in tutte le
sue forme.
25
novembre 1960
Il
25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro
mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di
informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono
torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un
precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. L'assassinio
delle sorelle Mirabal è ricordato come uno dei più truci della storia
dominicana.(Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera)
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RispondiEliminaRicevo questa testimonianza, volentieri la pubblico. Alla signora, anche se conta poco, tutta la mia solidarietà e vicinanza.
RispondiElimina"Mettere in piazza certi avvenimenti privati non è facile. Oltre al comunicarli, è un riviverli. Ci si vergogna d'averli subiti certi maltrattamenti. Strattoni, schiaffi, spinte, atterramenti, pugni, calci. Non si riesce a capire cosa possa scatenare quell'aggressività che ci pare provocata da motivazioni poco rilevanti se non addirittura insignificanti od inesistenti. Ci si chiede perché e come mai, in quel frangente, non siamo state in grado di reagire e di difenderci. Non si comunica ad alcuno d'essere state così violentemente ed immotivatamente maltrattate. Non si ammettono questi fatti, nemmeno se un vicino di casa esterna qualche velato riferimento che potrebbe avere come origine l'aver potuto ascoltare lo svolgersi del fatto. Si nega tutto. Chiunque si domanda perché certi atti si verifichino e perché la colpa venga sempre imputata ad entrambi della coppia. Mai solo all'uomo. Non si ipotizza mai che possa derivare da impostazione educativa particolarmente maschilista, da tendenze individuali, o tare congenite, ma solo che, come dice un vecchio adagio, siccome una noce da sola non fa rumore, anche chi passivamente subisce, ha ugualmente colpa. Perché allora riferirlo ad altri se poi serve solo ad essere sempre noi colpevolizzate per il male tollerato? Sia esso materiale ma anche e soprattutto psicologico. E così, man mano, s'insinua in noi tanta paura fino a temere anche solo lo sguardo, perché potrebbe, anche soltanto quello, presagire violenza. Così sempre più si sottostà ad ogni cattiveria, ad ogni invettiva, per paura del male fisico e la controparte si mostrerà sempre più forte nella prepotenza, sicura ormai che nessuno riferirà il fatto; sì perché una moglie, anche se tanto bistrattata, difficilmente denuncerà il marito, cioè il padre dei propri figli. Non può sbandierarlo; non può danneggiarne la rispettabilità. Ne danneggerebbe anche la carriera professionale; ed i figli, che sono "già" cresciuti a latte materno e violenze paterne, potrebbero anche venire ridicolizzati dai coetanei, troppo giovani ed immaturi per comprendere l'origine di tali cattiverie".