- Demenza: una priorità di salute pubblica
- Giornata mondiale della salute: ecco i dati e i consigli dell'OMS
- Istat: over 65 a rischio per l'alcol
- Lo smartphone che individua i sintomi del Parkinson
- Social network per bambini e anziani con il progetto "Età dell'Oro"
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Demenza: una priorità di salute pubblica(Centro Maderna) |
Un rapporto diffuso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Alzheimer's Disease International (ADI), intitolato "Demenza: una priorità di salute pubblica",
invita governi, politici e le altre parti interessate a considerare le
demenze una priorità mondiale di salute pubblica. Il testo fornisce una
panoramica autorevole sull'impatto di questi disturbi in tutto il mondo,
inclusi i Paesi a basso e medio reddito, oltre a dati sulle migliori
pratiche e a studi di casi pratici provenienti da tutto il mondo.
Per preparare il rapporto, Oms e Adi hanno commissionato un report a 4
gruppi di esperti. Nella sua prefazione alla relazione, il direttore
generale dell'Oms, Margaret Chan, ha definito il rapporto «un importante
contributo alla nostra comprensione delle demenze e del loro impatto
sugli individui, le famiglie e la società».
Il rapporto viene diffuso nel nostro Paese grazie alla Federazione
Alzheimer Italia, che rappresenta nel nostro Paese l'Adi. La presidente
Gabriella Salvini Porro ricorda che per l'Italia si stima che ci siano
un milione di persone con demenza «di cui 600mila malate di Alzheimer.
Il nostro Paese non possiede ancora un Piano nazionale per le demenze,
urgenza espressa e richiesta non solo oggi dall’Oms ma dichiarata già 4
anni fa dal Parlamento Europeo con l’adozione della Dichiarazione
Scritta 80/2008, in cui si riconosceva la malattia di Alzheimer come
priorità pubblica e si auspicava lo sviluppo di un Piano d’azione
comune. Paesi vicini al nostro come la Francia e la Gran Bretagna hanno
varato nel tempo Piani nazionali per migliorare la vita dei malati e di
chi li assiste, per aumentare la conoscenza della malattia, per
garantire l’accesso a migliori servizi di assistenza e sostegno sul
territorio. In Italia non è stato fatt
o ancora nulla di tutto ciò, ma urge programmare iniziative concrete».
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(News del 12 /04/2012)
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Giornata mondiale della salute: ecco i dati e i consigli dell'OMS(Centro Maderna) |
Le prospettive di
vita si allungano, ma con esse anche i rischi per la salute corredati
all’invecchiamento della popolazione. Questo è quanto emerge dai dati
diffusi dall’Oms per la Giornata Mondiale della Salute, quest’anno
dedicata a “invecchiamento e salute”.
Secondo il documento presentato dall’Oms, entro la metà di questo
secolo, ci saranno almeno 400 milioni di persone ultraottantenni, contro
i 14 milioni del 1950.
Ma vivere anni in più non significa necessariamente viverli in salute.
La vita da anziano, rileva l’Oms, non è facile per i numerosi problemi
di salute cui i meno giovani devono far fronte: innanzitutto la
disabilità che riguarda più del 46% degli ‘over 60′. C’è poi la sordità,
l’ipertensione, mentre solo dal 4 al 14% riceve un adeguato
trattamento. Un altro problema sono le cadute, mentre i maltrattamenti
interessano il 4-6% della popolazione anziana.
L’organizzazione pone perciò l’accento sulla necessità di dotarsi per
tempo di strutture e sistemi assistenziali soprattutto in quei Paesi
dov’è previsto il maggior aumento di anziani, ovvero quelli a basso e
medio reddito, che al momento si affidano principalmente all’assistenza
in famiglia. I familiari che si occupano degli anziani, però – rileva il
documento – spesso soffrono di livelli alti di stress, problemi
psicologici e non godono di buona salute. Secondo l’Oms è venuto il
momento di agire e per questo ha messo a punto una serie di suggerimenti
su strategie preventive a basso costo ma ad alta efficacia, come
l’imposizione di tasse aggiuntive su alcolici e tabacco, il divieto di
fumo nei locali pubblici e di lavoro, la riduzione del sale nei cibi,
controlli sull’ipertensione e campagne di sensibilizzazione sulla
corretta alimentazione e l’esercizio fisico. Secondo l’Oms
bisogna anche cambiare il modo di intendere la terza età,
incoraggiando e facilitando la partecipazione degli anziani alla vita
sociale. |
(News del 10 /04/2012)
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Istat: over 65 a rischio per l'alcol(Centro Maderna) |
I comportamenti a
rischio nel consumo di alcol riguardano otto milioni e 179 mila persone.
I dati arrivano dal report dell'Istat "L'uso e l'abuso di alcol in Italia",
secondo cui le fasce di popolazione in cui i comportamenti a rischio
sono più diffusi sono gli anziani di 65 anni e più (il 43,0% degli
uomini contro l'10,9% delle donne), i giovani di 18-24 anni (il 22,8%
dei maschi e l'8,4% delle femmine) e gli adolescenti di 11-17 anni (il
14,1% dei maschi e l'8,4% delle femmine).
Il modello di consumo degli anziani è di tipo essenzialmente
tradizionale, caratterizzato, in particolare, dal consumo di vino
durante i pasti. Per questo motivo, in queste fasce di popolazione il
tipo prevalente di comportamento a rischio è pressoché coincidente con
un consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante il pasto (81,9%
degli uomini e 66,4% delle donne). La presenza molto elevata di anziani
tra i consumatori a rischio va anche messa in relazione alla possibile
non conoscenza da parte di questo segmento di popolazione della quantità
di alcol da consumare senza incorrere in rischi per la salute. Gli
anziani probabilmente mantengono comportamenti acquisiti nel corso della
vita, non consapevoli degli aumentati rischi per la salute all'avanzare
dell'età. Infatti, le unità alcoliche considerate a rischio per la
popolazione adulta fino a 64 anni sono 4 o più per i maschi e 3 o più
per le femmine, mentre per g
li over 65, già una quantità di 2 o più unità è considerata a rischio.
È comunque importante sottolineare il trend discendente che si osserva
negli ultimi anni nella quota di popolazione di 65 anni e più con un
consumo giornaliero non moderato di bevande alcoliche (più di 1 unità al
giorno). Infatti, tra il 2003 e il 2011 tale quota passa dal 49,8% al
42% per gli uomini e dal 13% al 10,3% per le donne. |
(News del 12 /04/2012)
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Lo smartphone che individua i sintomi del Parkinson(Centro Maderna) |
Una ricerca
dell’Università di Bologna ha dimostrato che lo smartphone può essere di
grande aiuto per le persone anziane e nella diagnosi precoce del
Parkinson.
La app in questione simula un test molto usato, chiamato “Time up and
go” in cui il paziente si alza in piedi, cammina e torna indietro per
rimettersi seduto. Lo studio in versione integrale è pubblicata dalla
rivista “Gait and Posture”.
Lo smartphone, dunque, può trasformarsi in un sofisticato strumento
capace di captare e decodificare il più impercettibile movimento o
tremore del nostro corpo, fino a riconoscere i primi segnali di
Parkinson e a misurare il rischio di cadute. Gli studiosi hanno condotto
un esperimento per mettere a confronto uno smartphone con un costoso
apparecchio medico, oggi appannaggio di pochi centri specializzati,
nella valutazione della qualità dell'equilibrio e nel predire il rischio
di cadute: e i risultati della ricerca hanno promosso a pieni voti il
telefonino.
Gli smartphone, spiegano i ricercatori, sono dotati di accelerometri e
giroscopi, due sensori in grado di misurare movimenti rettilinei e di
rotazione: servono, ad esempio, a raddrizzare l’immagine sullo schermo
quando ruotiamo il telefonino e a controllare i giochi. Ma sono gli
stessi sensori impiegati in alcuni dei più diffusi test diagnostici
sull’abilità a camminare e stare in piedi degli anziani.
La novità dell'applicazione messa a punto è che a differenza dei test
tradizionali rivela le differenze fra anziani che nell'ultimo anno sono o
non sono caduti. In estate partirà una sperimentazione con centinaia di
anziani coinvolti, assieme all'azienda sanitaria di Firenze. |
(News del 11 /04/2012)
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Social network per bambini e anziani con il progetto "Età dell'Oro"(Centro Maderna) |
Un
social network con cui far dialogare anziani e bambini ma anche un
contenitore attivo che racchiuda la memoria delle vecchie generazioni
per renderla fruibile alle nuove. Una chat con cui i ragazzi delle
scuole possano dialogare con gli ospiti delle Rsa oltre a laboratori
teatrali per un coinvolgimento attivo fra scuole e case di riposo nelle
province di Milano, Varese e Pavia. Questi i contenuti principali del
progetto “Età dell'Oro”, partito in via sperimentale nell’ottobre 2011
alla Fondazione Cardinal Gusmini di Vertova (Bg) e presentato l'11
aprile a Palazzo Pirelli dall'Assessore della Regione Lombardia alla
Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, Giulio
Boscagli, dal direttore artistico del progetto, Oreste Castagna, dal
direttore sociale dell’Asl di Bergamo, Francesco Locati, dal
responsabile della Direzion
e sociale dell’ASL di Milano, Aurelio Mosca, e da Elisabetta Lanfranchi
di e.20.
L'iniziativa prevede che i bambini delle scuole primarie incontrino gli
anziani ospitati nelle Rsa, svolgendo insieme diverse attività, tra cui
spettacoli teatrali, la realizzazione di video box e laboratori
pittorici. Questo permette lo scambio di esperienze all'insegna del
passaggio generazionale attraverso il sapere, la crescita reciproca,
l'esplorazione continua e attiva che, partendo da una base
teatrale-pedagogica porterà i partecipanti ad un sistema relazionale
fatto di nuovi media: reti, trasmissioni, piattaforme video e community.
Attraverso il video box, sarà inoltre possibile raccogliere racconti,
memorie e testimonianze che gli anziani lasceranno in dote ai bambini
delle scuole primarie.
Attraverso il link www.etadelloro.it
si accede ad una community web personalizzata che rende interattivo il
rapporto tra famiglia, istituzioni, giovani, anziani. Un contenitore
multimediale che raccoglie e rendere fruibile il materiale video,
informa gli anziani su temi di interesse come alimentazione, stili di
vita, strutture e modalità di accesso.
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(News del 12 /04/2012)
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