Sul Corriere della Sera del
26
gennaio 2013, ma anche su molti altri quotidiani, era apparso l'articolo di riguardante il contributo di licenziamento per colf e badanti.
Famiglie La cifra è indipendente dal numero di ore lavorate alla
settimana
Nuovi contributi all'Inps anche se c'è giusta causa Quando non si paga
Non va pagata solo se è il lavoratore a dimettersi o se il contratto viene
risolto consensualmente
Ma l'8 febbraio, sul Sole 24 Ore e su altri quotidiani, la notizia della smentita del ministro.
Ma l'8 febbraio, sul Sole 24 Ore e su altri quotidiani, la notizia della smentita del ministro.
Nessuna
"tassa" per il licenziamento di colf e badanti impiegate dalle
famiglie. Ad assicurarlo è stato il ministero del Lavoro che, dopo aver
consultato i suoi tecnici, ha chiarito che il comma 31 dell'articolo 2 della
legge 92/2012 si applica "solo alle imprese e non alle famiglie".
Niente contributo una tantum per chi vuole interrompere il rapporto con la
colf, la baby sitter o la badante, quindi.
Il chiarimento del
ministero mette fine alla vicenda che stava preoccupando non poco le famiglie
italiane, per le quali il rischio era di dover sborsare fino a 1.450 euro in
caso di licenziamento del lavoratore domestico. A sollevare il problema era
stata l'associazione Assindatcolf, secondo cui «dal 1° gennaio 2013 il datore
di lavoro domestico è sottoposto al finanziamento della nuova indennità di
disoccupazione Aspi e mini-Aspi, in tutti i casi di interruzione di un rapporto
di lavoro a tempo indeterminato, indipendenti dalla volontà del lavoratore».
L'Assindatcolf aveva quindi chiesto una modifica della norma al ministero,
ritenendo troppo pesante la "tassa" per le famiglie. "Non serve
alcuna modifica - spiegano dal ministero - perché i nostri tecnici hanno
verificato che la misura non si applica alle famiglie, ma solo alle
imprese".
Sul Sole 24 Ore di
oggi, venerdì 8 febbraio, ulteriori approfondimenti sul tema.
Nessun commento:
Posta un commento