Per informazioni e disclaimer del blog, clicca qui
Per avere informazioni gratuite sui servizi agli ANZIANI e agli STUDENTI, telefonare a I.A.S.I. tel. 049.821.7000 (lunedì-venerdì 9-12 e 15-18. Altri numeri di IASI: 049.821.4298; fax 049.821.4278. Per commentare i post cliccare anonimo nella finestra a tendina. Per chiedere informazioni via mail a Giovanni scrivere a: blog.prontoanziano@yahoo.it

sabato 7 maggio 2011

La sindrome di Penelope nelle donne anziane


News dal sito del Centro Maderna: (Centro Maderna)
Uno studio dell'università di Messina, presentato durante l'11° Congresso nazionale dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria (Aip) tenutosi dal 7 al 9 aprile a Gardone Riviera (Brescia), ha posto al centro dell'attenzione dei professionisti del settore il problema della sindrome di Penelope nelle donne anziane in Italia. Sono infatti circa 700 mila le anziane italiane con oltre 75 anni, spesso vedove e sole, che si ammalano di nostalgia del tempo passato, e alimentano costantemente il loro dolore fisico dovuto all'età con un malessere psicologico in attesa di qualcosa di indefinito che sanno non arriverà mai. "Alcune donne malate", ha spiegato il presidente dell'Aip, "guardano al domani con l'angoscia della solitudine e la paura del vuoto, sapendo di avere di fronte una vita che tende a durare sempre di più ma sarà piena solo di acciacchi, pillole e cure, di medici e di infermieri. Sono questi gli unici che danno senso all'attesa di Penelope. Nel mondo pieno di presenze senza senso, Penelope pensa al suo Ulisse e lo cerca nel vuoto. La sindrome è l'immagine del mondo moderno, dove appena fuori dal circuito del successo e della salute si attende un futuro che non c'è". Queste donne finiscono con diventare ipertese, fragili e ad alto rischio di cadute; è dunque necessario identificare i sintomi di questa sindrome il prima possibile (tra i quali lentezza nei movimenti, dimagrimento, depressione) per intervenire e prevenire la disabilità che ne potrebbe derivare. Queste donne non devono essere lasciate a loro stesse e, come conclude Trabucchi, deve essere loro insegnato "il criterio del 'qui e ora' come antidoto all'attesa senza fine".

(Il Tempo.it, 11 aprile 2011)

Per maggiori approfondimenti: http://www.iltempo.it/adnkronos/?q=YToxOntzOjEyOiJ4bWxfZmlsZW5hbWUiO3M6MjE6IkFETjIwMTEwNDExMTMxNDQwLnhtbCI7fQ==

Nessun commento:

Posta un commento