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domenica 29 gennaio 2012

A Giovà, quanto tempo pensi de campà? Com'è difficile fare il volontario!


Premetto che  le riflessioni che vado ad esporre non vanno generalizzate, non sono dettate da spirito polemico ma da amore per la Verità e per il Volontariato e vogliono essere un contributo per miglioramento e il cambiamento, in primis per chi scrive e poi per gli altri, in particolare per coloro che dichiarano di ispirarsi al Vangelo. Ho sempre presente la frase riportata da Luca (6,41):  "Perchè guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?".  Quindi cercherò di non esprimere giudizi, ma fatti e opinioni personali.
Venerdì sono stato al CSV per conoscere dall'ottima Alessandra  la procedura  da seguire per avere dall'Agenzia delle Entrate  il codice fiscale e la registrazione  della nuova Associazione "Invecchiamento Attivo e Solidarietà intergenerazionale" ( I.A.S.I.). Ho raccontato all'amico Sandro, di cui apprezzo l'impegno per il Volontariato, le motivazioni che secondo me hanno portato alla  fuoriuscita dell'AVO Padova da "Pronto Anziano". 
Prioritaria, a mio avviso, è stata la divergenza su come rispondere e gestire le richieste telefoniche. In secondo luogo c'è stata incomprensione verso il mio impegno (ho dedicato a Pronto Anziano centinaia e centinaia di ore): secondo alcuni, non lo facevo  per servizio. Terzo, i dirigenti AVO hanno  creduto poco in Pronto Anziano e  demotivavano i volontari, invece di sostenerli; ne è prova il fatto che quasi tutti i volontari AVO si sono ritirati. Quarto, l'AVO pur avendo ricevuto per due anni un contributo di circa 10.000€ per anno dal CSV, a Pronto Anziano ha dato poco (spese per la pubblicità) e non ha mai rendicontato ai volontari come ha speso questa elargizione che quest'anno non è stata assegnata. L'unica testimonianza dell'AVO in Ufficio a Pronto Anziano è una vecchia stampante che ora ci viene chiesta in restituzione. Lo faremo appena saremo in grado di acquisirne una; il computer e la stampante sono importanti per fare ricerche in internet sui servizi offerti agli anziani da strutture sanitarie e dai comuni e poi poterle stampare.La risposta di Sandro a queste informazioni è stata (in padovano-napoletano): "Sai Giovanni cosa dicono a Napoli? A Giovà, quanto tempo pensi de campà?". Io l'ho tradotta così: "Giovanni, ti rovini la salute, datti una calmata, la vita è breve; così va il mondo, prendila con filosofia, compratevi una stampante nuova, i napoletani vivono meglio perchè hanno questa mentalità".
Mai espressione poteva essere più azzeccata per uno che a giudizio dei medici, a causa di un K allo stomaco, grading 4, ha zero probabilità di sopravvivere ai cinque anni. Escludo che Sandro me l'abbia detto pensando alla mia patologia. Mi interessa però dissertare sul volontariato perché lo considero un bene importante per la società.
Perché è difficile fare il volontario? Quali sono le motivazioni che portano le persone ad aderire ad una associazione di volontariato, a dedicarsi al volontariato? Come agisce e cosa fa il volontariato? Chi sono i volontari e quali sono i valori che li caratterizzano? Perché essere volontari oggi?
Mons. Giovanni Nervo in apertura del suo volume "Ha un futuro il volontariato?" espone 2 no (mi permetto di aggiungerne altri ) e 6 sì per essere volontari (mi permetto di commentarli).
Non essere volontari per:

  1. riempire i vuoti e sostituire le inadempienze delle istituzioni pubbliche;
  2. diminuire i costi dei servizi che le istituzioni pubbliche hanno il dovere di garantire ai cittadini;
  3. avere e non per essere (Giovanni);
  4. ambizione, interessi economici e partitici (Giovanni);
Essere volontari per:
  1. affermare i valori dell'uomo (aggiungo che la fonte dei valori non può che essere in via prioritaria la Costituzione);
  2. portare nei servizi alla persona un supplemento d'amore;
  3. rispondere prontamente ai bisogni emergenti che non sono ancora presenti nella coscienza pubblica, nella normativa, nella destinazione delle risorse (...) questo è il ruolo più antico e più specifico del volontariato;
  4. stimolare le istituzioni a rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, sia con la formulazione delle leggi nazionali e regionali, sia con l'attuazione dei servizi, sia con il buon funzionamento delle istituzioni e dei servizi;
  5. diffondere capillarmente la cultura della solidarietà;
  6.  trasferire e vivere nei normali rapporti di lavoro i valori appresi e vissuti nell'esperienza di volontariato;
La Legge Quadro sul Volontariato dell'11 agosto 1991, n.266 afferma all'art. 2: "Attività di volontariato è quella prestata in modo personale, spontaneo, gratuito (...) senza fini di lucro, anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà sociale". Viene richiesto, quindi, un difficile equilibrio che trova la sua giustificazione nelle forti motivazioni che spingono all'azione solidale ma anche nella consapevolezza dei suoi limiti ed ambiti di intervento.
Concludo inserendo due slide sui valori che ho sempre sostenuto essere alla base del Volontariato, essi non vanno declamati ma testimoniati.

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