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venerdì 19 agosto 2011

L'arte di ascoltare

Nel periodo delle feste e in particolare durante il mese di agosto, aumentano le persone che si sentono  sole e tristi perché sono portate a riflettere sulla propria condizione personale e relazionale e a trarne spesso un bilancio negativo. Nasce così un bisogno di ascolto ed attenzione che appartiene alle persone davvero sole ma anche a chi, pur avendo una famiglia, non riesce a comunicare il proprio disagio psicologico. Ci sono anziani che vivono da soli, rinchiusi in appartamenti di condomini senza aria condizionata, senza ascensore e in agosto quasi deserti , con il rischio di violenze e raggiri. E' anche per questo motivo che i volontari di Pronto Anziano hanno decisio di tenere aperta in agosto la linea telefonica.

Ieri pomeriggio ero di servizio a Pronto Anziano. Verso le 17.00 ho ricevuto una telefonata, nel secondo telefono (049-8214298), di una signora padovana che abita da sola al secondo piano di un condominio e si lamenta che nessuno  va a trovarla. Ha dei parenti, con i quali però non ha un buon rapporto, che sente per telefono ogni tre/quattro mesi. E' invalida al 100% e con difficoltà motorie, raramente scende le scale per uscire all'aperto a fare quattro passi aiutandosi con un deambulatore,  utilizzando il corrimano che ha fatto installare a sue spese.
Viene ogni tanto chiamata dai vari centri di ascolto cittadini, ma spesso è lei a chiamare per sentire una voce amica.
Ci chiama spesso, anche se non siamo un telefono di ascolto ma una help line che fornisce informazioni sui servizi sociali e sanitari offerti agli anziani. Lei  li conosce quanto e più di noi,  e quindi ci telefona per rompere la solitudine e per un forte bisogno di raccontare storie, per lo più tristi, della sua vita.


Non tutti sono capaci di porsi in ascolto, è più facile trovare delle persone che amano raccontare  i loro problemi piuttosto che ascoltare quelli degli altri anche se più importanti, ma con un po' di buona volontà possiamo imparare ad ascoltare la stessa quantita di parole che pronunciamo.  Per migliorare la comunicazione e in particolare il dialogo sarebbe utile inventare, alla stregua del contachilometri,  il contaparole.
Per una riflessione condivisa e per meglio comprendere l'arte dell'ascolto, riporto i 12 punti  che dovrebbe mettere in pratica un ascoltatore efficace tratti da: J. Samuel Bois, The Art of Awarenes, Wm. C. Brown Company Publisher, Dubuque ( Iowa) 1973, pp. 284-287. Trad. di Cristina Brogi e l'elogio dell'ascolto di anonimo (dal sito http://www.funzioniobiettivo.it/glossadid/index.htm) :
  1. Egli ascolta per capire cosa si vuol dire, non per essere pronto a replicare, contraddire o rifiutare. Questo è estremamente importante come atteggiamento generale.
  2. Egli sa che ciò che viene detto dall'altro contiene qualcosa di più del significato delle parole che si trova nel dizionario che egli adopera. Vi è in più, tra le altre cose, il tono della voce, l'espressione del volto e il comportamento generale di colui che parla.
  3. Mentre egli osserva tutto questo, sta attento a non interpretarlo troppo rapidamente. Cerca la chiave di ciò che l'altra persona sta cercando di dire, mettendosi (meglio che può) nei suoi panni, guardando il mondo nel modo in cui colui che parla lo vede, accettando i suoi sentimenti come fatti di cui si deve tener conto - sia che egli, l'ascoltatore, li condivida o no.
  4. Egli mette da parte tutte le sue opinioni e i suoi punti di vista per tutto il tempo che ascolta. Sa bene che non può ascoltare se stesso e allo stesso tempo ascoltare dal di fuori colui che parla. Fa attenzione a non «ingolfare» il suo apparato ricevente.
  5. Egli controlla la sua impazienza in quanto sa che l'ascoltare è più rapido del parlare. La persona media pronuncia circa 125 parole al minuto, ma essa ne può ascoltare circa 400 al minuto. L'ascoltatore efficace non corre avanti a colui che parla, gli dà il tempo di raccontare la sua storia. Ciò che colui che parla dirà successivamente può essere una cosa che colui che ascolta non si aspettava di sentir dire.
  6. Egli non prepara la sua risposta mentre ascolta. Vuole capire l'intero messaggio prima di decidere che cosa dire quando sarà il suo turno. L'ultima frase di colui che parla potrà dare, infatti, una nuova direzione a quanto aveva detto prima.
  7. Egli mostra interesse e sta all'erta. Questo atteg­giamento stimola colui che parla e aumenta la sua pre­stazione.
  8. Egli non interrompe. Quando fa delle domande è per assicurarsi più informazioni, non per intrappolare colui che parla o chiuderlo in un angolo.
  9. Egli si aspetta che il linguaggio di colui che parla sarà diverso dal linguaggio che lui userebbe per dire lo stesse cose. Non cavilla sulle parole, ma cerca di arrivare a quello che significano.
  10. Il suo scopo è opposto a quello di chi parla. Egli cerca aree di accordo, non punti deboli da attaccare per far saltare con l'artiglieria delle controargomentazioni
  11. Egli ascolta tutti i particolari, non soltanto quelli che sono a favore delle sue tesi
  12. In un ascolto particolarmente difficile, egli può prima di rispondere, riassumere ciò che egli pensa che il suo rivale abbia voluto dire. Se la sua interpretazione non è accettata, chiarisce i punti contestati prima di tentare di esporre le sue tesi.

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