Per informazioni e disclaimer del blog, clicca qui
Per avere informazioni gratuite sui servizi agli ANZIANI e agli STUDENTI, telefonare a I.A.S.I. tel. 049.821.7000 (lunedì-venerdì 9-12 e 15-18. Altri numeri di IASI: 049.821.4298; fax 049.821.4278. Per commentare i post cliccare anonimo nella finestra a tendina. Per chiedere informazioni via mail a Giovanni scrivere a: blog.prontoanziano@yahoo.it

sabato 19 marzo 2011

Liste d'attesa: in fila per tre (mesi)

Un nuovo Piano dovrebbe garantire i tempi giusti

Un terzo degli italiani dichiara di aver aspettato troppo per ottenere una prestazione in ospedale

(Corbis)
(Corbis)
MILANO -
Un anno e mezzo per un intervento di chirurgia ortopedica, 340 giorni per un'ecografia all'addome, 220 per una Tac. E anche il tumore può "aspettare": più di un anno per una visita di controllo dopo l’asportazione di un melanoma. Attese record, segnalate dai cittadini al Pit Salute del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva. «Nel rapporto 2010 abbiamo riscontrato un aumento delle segnalazioni e lo sconcerto di tanti quando scoprono che per lo stesso esame, nella stessa struttura, l’attesa si riduce a pochi giorni se si paga la prestazione» denuncia Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale. Secondo il rapporto "Italia 2010" dell'Eurispes, quattro connazionali su cinque sono insoddisfatti dei tempi di attesa degli ospedali e una ricerca del Censis rileva che più di un italiano su tre pensa di aver aspettato troppo prima dell'esame o della visita, mentre un intervistato su cinque ritiene che l’attesa abbia avuto ripercussioni negative sulle cure ricevute. «È il problema principale della sanità — dice Carla Collicelli, vicedirettore del Censis —. I più penalizzati dalle lunghe attese sono i residenti del Centro, soprattutto chi abita in grandi città, come Roma. Se per un esame radiografico complesso l'attesa media a livello nazionale è di 83 giorni, nell’Italia centrale raggiunge quasi quattro mesi».
IL NUOVO PIANO - Eppure, in base alle diverse norme in vigore, è diritto di ogni assistito esigere visite ed esami in tempi certi, per poter ricevere cure appropriate. A ribadirlo ancora una volta è il nuovo Piano nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2010-2012, che prevede tempi da rispettare obbligatoriamente per visite, esami, interventi chirurgici. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale a novembre, a fine febbraio sono state approvate le Linee guida per le Regioni su come attuare gli adempimenti previsti. «Sono indicazioni dettagliate — informa Alessandro Ghirardini, della Direzione generale programmazione sanitaria del Ministero della Salute — concordate con Regioni e Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, allo scopo di agevolare la stesura dei Piani regionali, previsti entro 60 giorni. Spetterà, poi, alle Aziende sanitarie adottare, entro 60 giorni, programmi attuativi in coerenza con quelli regionali. Se i tempi saranno rispettati, nel giro di 4-5 mesi le nuove norme dovrebbero entrare a regime».
QUATTRO CLASSI - Ecco che cosa è bene sapere, per tutelarsi. Innanzitutto, il Piano prevede la suddivisione di tutte le prestazioni in quattro classi di priorità temporale, che sarà il medico di famiglia a specificare, indicando sulla ricetta la lettera corrispondente: U per urgenti, prestazioni che il paziente ha diritto ad ottenere entro 72 ore; B per brevi, entro 10 giorni; D per differibili, visite entro 30 giorni e accertamenti entro 60; P per programmate (senza tempi massimi previsti, per esempio per i controlli). In ogni caso questi tempi massimi andranno sempre rispettati, salvo disposizioni più favorevoli stabilite dalle singole Regioni. «Le classi di priorità, già sperimentate in alcune regioni, consentono di avviare il paziente in base al suo quadro clinico» sottolinea Ghirardini. Nelle Regioni che non predisporranno il proprio Piano per contenere le attese, si applicheranno automaticamente i tempi fissati da quello nazionale: quindi, per esempio, una qualsiasi visita specialistica, se non ci sono urgenze, andrà fatta entro 30 giorni. I tempi massimi di attesa, che dovranno essere garantiti almeno al 90% degli utenti, valgono per le prestazioni effettuate per la prima volta. Per 58 di esse, a più alto rischio d'attesa, è previsto uno specifico monitoraggio. "Sorvegliate" speciali saranno 14 visite specialistiche (per esempio, quella cardiologica), 29 prestazioni di diagnostica strumentale (per esempio, la Tac), 5 di day hospital e 10 di ricovero ordinario (per esempio, l’intervento per tumore al colon). Che cosa avverrà in caso di sforamento dei tempi massimi? Nel Piano si ribadisce ciò che prevede già una legge da più di 10 anni (D.lgs. n.124 del '98): la possibilità per il paziente di ottenere la prestazione in intramoenia a spese dell'Asl, pagando solo il ticket, se dovuto. Una regola, questa, fino ad ora quasi ignorata.
CORSIE PREFERENZIALI - Il Piano, poi, individua corsie preferenziali per chi ha malattie oncologiche e cardiovascolari. Dopo la prima visita, un percorso diagnostico-terapeutico fatto "su misura" per l'assistito dovrà individuare i tempi massimi d'attesa per le diverse fasi di cura. In ogni caso non si dovrà aspettare più di 30 giorni per gli esami e 30 giorni per l'avvio delle terapie. Finiranno davvero le estenuanti attese degli italiani? «Ce lo auguriamo — dice la coordinatrice del Tribunale dei diritti del malato — . Negli anni, purtroppo, abbiamo verificato che nonostante le leggi e le promesse la situazione non è cambiata e i diritti rimangono sulla carta. Alcune Asl ancora non sanno che il rispetto dei tempi di attesa è un obbligo, così come molte strutture, in particolare al Sud, impongono liste chiuse». «Il monitoraggio sul rispetto dei tempi di attesa questa volta sarà a pieno regime — sottolinea Ghirardini — . Le regioni sono tenute a trasmettere al Ministero le informazioni sulle prestazioni ambulatoriali e i dati sui ricoveri raccolti tramite le schede di dimissione ospedaliera. Dovranno poi tenere sotto controllo le prestazioni erogate in intramoenia, i percorsi diagnostici e terapeutici in ambito cardiovascolare e oncologico, l'eventuale sospensione di un servizio». Dunque, controlli serrati e inadempienze "punite"? «Se una Regione non rispetterà il piano di attesa, scatterà la segnalazione al Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza — spiega Ghirardini —. E se l'inadempienza sarà accertata, i finanziamenti integrativi che le spettano saranno trattenuti a livello centrale». Come dire: niente soldi per chi non rispetta i tempi di attesa.
Maria Giovanna Faiella (Corriere.it)
14 marzo 2011

Nessun commento:

Posta un commento