Oggi, 1 novembre 2011, secondo anniversario della morte, ricordo una grande poetessa.
L'occasione me l'ha offerta l'amica Marisa, che in una mail ha incollato questa bella poesia di Alda Merini dal titolo: Non ho bisogno di denaro.
I volontari di Pronto Anziano sono sensibili non solo alle vicende degli anziani ma anche al mondo dell'arte e in particolare della poesia.
«Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di
parole scelte
sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli
alberi,
di canzoni che facciano
danzare le
statue,
di stelle che mormorino
all' orecchio
degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la
pesantezza
delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori
nuovi.»Curiosando nella storia della sua vita, mi interessano moltissimo le storie delle persone perchè mi aiutano a capire chi siamo, ho riscoperto un personaggio che avevo un po' dimenticato.
Concordo, quindi, con l'affermazione che Sigmund Freud ha rivolto agli studiosi che eliminano il dato biografico previlegiando l'impostazione estetica delle opere dei grandi personaggi:
“ si danno allora ad un lavoro di idealizzazione,
che si sforza di riportare il grand’uomo nell’ambito dei loro modelli
infantili. In virtù di tale desiderio essi cancellano i tratti
individuali della sua fisionomia, appiattiscono le tracce della lotta
per la vita da lui condotta contro resistenze interne ed esterne, non
tollerano in lui alcun residuo di debolezza o imperfezione umana e ci
danno quindi in realtà una fredda, estranea figura ideale, in luogo di
un uomo al quale potremmo sentirci, sia pure alla lontana, congiunti.”
Anche lei diceva in un libro di liriche pubblicato da Einaudi che: Più bella della poesia è stata la mia vita.
E quale vita è stata la sua!!
Ecco una sintesi in un articolo su Repubblica del 1° novembre 2009, giorno della sua morte.
Un'artista capace di scavare in profondità
nell'animo
umano
E' morta la poetessa Alda Merini, cantò il dolore degli esclusi
Il presidente della Repubblica: "Si è spenta una
voce
limpida e ispirata"
MILANO
- E' morta a Milano la poetessa Alda Merini. Aveva 78 anni. Protagonista
della
scena culturale italiana, e considerata la più grande poetessa italiana
vivente, era ricoverata all'ospedale San Paolo (la camera ardente sarà
allestita
a Palazzo Marino) da una decina di giorni per un tumore osseo. Viveva in
condizioni di indigenza - per scelta - tanto che i pasti quotidiani le
venivano
portati dai servizi sociali comunali. Ha cantato gli esclusi e ha
vissuto la
malattia mentale. Le esequie si terranno mercoledì 4 novembre in Duomo a
Milano: funerali di Stato, ha annunciato il sindaco Letizia Moratti dopo
il via
libera del Consiglio dei ministri.
Negli
ultimi anni il suo volto era divenuto popolare anche al pubblico
televisivo. Frequenti
le sue apparizioni, la voce arrochita dal fumo, parole e pensieri
profondi e
comprensibili. Grazie a lei, molti si erano avvicinati alla poesia. Il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è detto
profondamente
rattristato della sua scomparsa: "Viene meno un'ispirata e limpida voce
poetica".
Nata
in una famiglia poco abbiente (il padre era impiegato in una compagnia
di
assicurazione, la madre casalinga) la Merini esordì appena quindicenne
con la
raccolta La presenza di Orfeo curata dall'editore Schwarz. E mentre già
attirava l'attenzione della critica, incontrava difficoltà nel mondo
della
scuola "normale". Venne infatti respinta quando tentò di entrare al
liceo Manzoni poiché - dissero - non era stata sufficiente nella prova
d'italiano.
Da
quel momento ha vissuto al confine tra il riconoscimento della sua
eccezionale
capacità poetica e la malattia mentale, che nel 1947 la portò al
ricovero, per
un mese, nella clinica Villa Turro, a Milano. Lei stessa ne ha sempre
parlato e
scritto definendo la sua sofferenza come "ombre della mente". Con le
quali, nel tempo, ha saputo convivere. Il dolore l'ha aiutata a
scandagliare
l'animo umano.
Così
Alda Merini ha spiegato ad Antonio Gnoli l'uscita dalla malattia, in
un'intervista a Repubblica.
"Per
me guarire è stato un modo di liberarmi del passato. Tutto è accaduto in
fretta. L'ultima volta che sono stata all'Istituto che mi aveva in cura
per
depressione mi è accaduta una cosa che non avevo mai provato. Una
mattina mi
sono svegliata e ho detto: che ci faccio io qui? Così è davvero
ricominciata la
mia vita. Ho ripreso a scrivere e ho perfino trovato quel successo che
non
avrei mai pensato di ottenere". Sul successo Alda ride con voce roca e
lenta e poi aggiunge: "Il successo è come l'acqua di Lourdes, un
miracolo.
La gente applaude, osanna e ti chiedi: ma cosa ho fatto per meritare
tutto
questo? Penso che la folla, anche piccola, che ti ama ti aiuta a vivere.
In
fondo un poeta ha anche qualcosa di istrionico e di folle. Per questo il
manicomio è stato per me il grande poema di amore e di morte. Ma anche
questo
luogo oggi è distante. Mi capita a volte di rivederlo in sogno. Io sogno
tantissimo. E tra i sogni ne ricorre uno: sono dentro a un luogo chiuso,
e io
che cerco le chiavi per uscire. Forse sono mentalmente ancora in quel
luogo che
mi ha ucciso e mi ha fatto rinascere. Mi sento una donna che desidera
ancora.
Oggi per esempio vorrei che qualcuno mi andasse a comprare le sigarette.
Non ho
mai smesso di fumare, né di sperare".
Fin
dai primi anni del suo lavoro poetico, conobbe e frequentò maestri come
Quasimodo, Montale e Manganelli che la sostennero e promossero la
pubblicazione
delle sue opere. Dopo La presenza di Orfeo (e alcune poesie singole
pubblicate
in diverse antologie), escono Nozze romane e Paura di Dio. La Merini,
nel
frattempo si era sposata con Ettore Carniti (1953) e aveva avuto la sua
prima
figlia Emanuela. Al pediatra della bambina aveva dedicato la raccolta Tu
sei
Pietro (1961). Comincia qui un altro periodo difficile costellato di
ricoveri e
ritorni a casa, ma anche allietato dalla nascita di altri tre figli. Con
un
lungo periodo al "Paolo Pini". Dal 1972 al 1979 la situazione a poco
a poco migliora e la poetessa torna a scrivere. E racconta in poesia e
prosa la
sua esperienza (La Terra Santa).
Rimasta
vedova nel 1981, si risposerà con il poeta Michele Pierri (1983) e con
lui
andrà a vivere a Taranto e ancora incontrerà i fantasmi della sua mente.
Nel
1986 torna a Milano dove vive fino alla morte. A quest'ultimo ventennio
appartiene la maggior parte delle sue opere più note: "La vita
facile", "La vita felice", "L'altra verità" Diario di una
diversa", ""le parole di Alda Merini", "Folle, folle,
folle d'amore per te", "Nel cerchio di un pensiero", "Le
briglie d'oro" e tante altre. Compreso "Superba è la notte", un
tentativo di Einaudi di sistemare le poesie scritte tra il 1996 e il
1999. Sul
suo sito internet, una foto con i capelli scarmigliati, lo sguardo
profondo e
la sigaretta in mano, e tre versi: "(Sono una piccola ape furibonda.) Mi
piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura".
I
frati francescani di Assisi, raggiunti dalla notizia della sua
scomparsa, si
sono riuniti in preghiera: "La comunità francescana del Sacro convento
di
Assisi affida al Signore l' anima della poetessa Alda Merini e partecipa
al
dolore di chi sta soffrendo per la sua perdita". Lo ha detto il custode
del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese. Tra la Merini e i
francescani
c'era un rapporto particolare, per quel suo modo di essere aperta al
mondo più
semplice e alle altre arti meno "colte". Circa due anni fa nella
Basilica superiore, si tenne un concerto di Lucio Dalla ispirato ai
versi di
Alda. Lei ne fu orgogliosa. E i francescani si innamorarono di questa
donna, e
del suo scontroso e dolcissimo modo di esistere.
Me la fece casualmente scoprire Maurizio Costanzo. Iniziai a rimanere alzata oltre la mezzanotte per assistere all'apertura del "Maurizio Costanzo Show", ansiosa di sapere se fra gli ospiti della serata vi fosse anche Alda Merini. Rimanevo in attesa della sua intervista durante la quale raccontava, con voce gutturale, profonda, roca, molto accattivante, coinvolgente, le peripezie della sua vita. La sofferenza della narrazione la si sentiva poi nella poesia che la stessa Merini declamava a chiusura della trasmissione!
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