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lunedì 24 dicembre 2012

Cari studenti, vi voglio bene! Buon Natale


Sotto le mie ali
A Nicole Antonello, Elena Braga, Ilaria Cavinato, Chiara Favaron,  Arianna Giacon, Giada Marcato, Alice Mazzucco Sheikh Nima  Mohamed, Anna Penello, Ilenia Schiavon, Chiara  Sconcerle, , Chiara Zigante; e quattro studenti Andrea Marchetto, Jonel  Zanato, Marco Mattiuzzo e Riccardo Zanella
Carissime studentesse e carissimi studenti dell'I.I.S. "Leonardo da Vinci", tirocinanti presso l'Associazione IASI-Pronto Anziano, auguro a voi e alle vostre famiglie un sereno Natale e un felice Anno Nuovo. 
Auguri di Buone Feste anche agli studenti dello scorso anno: Eleonora Faverato, Giulia Zampieri, Sabrina Grassi, Elisa Zanella, Jessica Zanella, Annamaria Miolo, Giulia Pompanin, Valentina Favaro, Valentina Cesarato e in particolare a Jessica Rizzato.

Cliccate qui per vedere un bellissimo pps venezuelano dedidicato al Natale, cantato dal quartetto Serenata Guayanesca, dal titolo Corre Caballito (Corri Cavallino).
Abbiamo trascorso insieme 132 ore, spero siano state fruttuose. Mi auguro che abbiate compreso quali sono i bisogni degli anziani e come funzionano i servizi socio-sanitari ad essi dedicati. Ci siamo raccontati la nostra vita e i nostri curricoli. Vi voglio bene, mi sento particolarmente vicino a voi, perché le vostre storie e le vostre difficoltà sono state anche le mie.  Infatti il mio curricolo scolastico, fino al diploma, non è molto diverso dal vostro: sono stato bocciato, i miei genitori avevano conseguito solo la licenza elementare, mio papà Gino l'ha ottenuto frequentando il corso serale. Mia mamma Maria è rimasta orfana del papà ad un anno, mio nonno Giovanni Battista, di cui mi onoro di portare il nome, è morto combattendo nella prima guerra mondiale. Per frequentare la scuola media ho dovuto sostenere l'esame di ammissione, per frequentare l'Istituto Tecnico Industriale "Marconi" ho dovuto passare l'esame di terza media e per accedere all'Università, Facoltà di Fisica, ho dovuto effettuare l'esame di ammissione. A quei tempi, i docenti universitari, preferivano gli studenti provenienti dal liceo classico, avevano la forma mentis dicevano, poi quelli dello scientifico, del tecnico e alla fine quelli del professionale. Come vedete la mentalità classista della scuola italiana non è molto cambiata.

Da sinistra: Marco, Andrea, Giada,
Chiara, Nima, Chiara e Josephine

Devo chiedervi scusa se qualche volta vi ho richiamati e ho insistito per farvi scivere le vostre storie. Scusate se non siamo riusciti, a volte, a dialogare con voi. Ma credetemi, l'ho fatto perché vi voglio bene e desidero per voi un futuro sereno. Spero che questo sia stato anche l'intento di Tommaso Padoa-Schioppa (pace all'anima sua), quando nel 2007, allora ministro dell'Economia e delle Finanze nel governo Prodi, invitò le famiglie a mandare fuori di casa i "bamboccioni". Vi definì: incapaci di crescere, di assumere responsabilità, di conquistaree l'autonomia. Anche il ministro del Welfare Elsa Fornero, durante un convegno dedicato alle riforme, riferendosi alla situazione lavorativa precaria dei giovani ha detto: "Non bisogna mai essere troppo "choosy" (schizzinosi, ndr), meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale".
E che dire di Mario Monti! Tempo fa, alla trasmissione televisiva Matrix andata in onda su canale 5, disse: "I giovani devono abituarsi all'idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita. È più bello cambiare e accettare nuove sfide purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire che bisogna tutelare un po' meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po' di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci".
Pure altri ministri e sottosegretari se la sono presa con i giovani. Ma i loro figli che lavoro fanno? Come gli hanno educati? Ricordiamoci le parole che Gesù diceva 2000 anni fa: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?»
Sono d'accordo con la conclusione dell'articolo "La falsa leggenda dei ragazzi bamboccioni" del prof. Ilvo Diamanti che, su Repubblica del 13 febbraio 2012, scriveva: "Forse, il motivo di tanto accanimento è proprio questo. Perché se il mercato del lavoro è chiuso, il debito pubblico devastante, il sistema pensionistico in fallimento, il futuro dei giovani un buco nero, non è per colpa loro, ma delle generazioni precedenti. Dei loro padri e dei loro nonni. Della generazione di Monti, Fornero e Cancellieri. Della "mia" generazione. Forse è per questo che ce la prendiamo tanto con i giovani. Per dimenticare e far dimenticare che è colpa nostra".
Cari studenti, un esempio bellissimo di come si può riuscire nella vita, pur partendo da umili origini, è quello di Barak Obama. Vi invito a leggere l'estratto del discorso di saluto rivolto, il 08/09/2009, agli studenti USA in occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2009/10; la sintesi la trovate sul quotidiano La Stampa, (clicca qui).
Barack Obama non proveniva da una famiglia agiata come il suoi predecessori, anzi racconta: Quando ero giovane la mia famiglia visse in Indonesia per qualche anno e mia madre non aveva abbastanza denaro per mandarmi alla scuola che frequentavano tutti i ragazzini americani. Così decise di darmi lei stessa delle lezioni extra, dal lunedì al venerdì alle 4,30 di mattina. Ora, io non ero proprio felice di alzarmi così presto. Il più delle volte mi addormentavo al tavolo della cucina. Ma ogni volta quando mi lamentavo mia madre mi dava un’occhiata delle sue e diceva: «Anche per me non è un picnic, ragazzo». (…) Mio padre lasciò la famiglia quando avevo due anni e sono stato allevato da una madre single che lottava ogni giorno per pagare i conti e non sempre riusciva a darci quello che avevano gli altri ragazzi. Spesso sentivo la mancanza di mio padre. A volte mi sentivo solo e pensavo che non ce l’avrei fatta. Non ero sempre così concentrato come avrei dovuto. Ho fatto cose di cui non vado fiero e sono finito nei guai. E la mia vita avrebbe potuto facilmente prendere una brutta piega. Ma sono stato fortunato. Ho avuto un sacco di seconde possibilità e l’opportunità di andare al college e alla scuola di legge e seguire i miei sogni.
Se avete bisogno di aiuto, sono, siamo qui! 
Concludo facendo mie le parole con cui Obama concludeva il suo discorso: "Mi aspetto il massimo dell’impegno in qualsiasi cosa facciate. Mi aspetto grandi cose, da ognuno di voi. Quindi non deludeteci, non deludete le vostre famiglie, il vostro Paese e voi stessi. Rendeteci orgogliosi di voi. So che potete farlo".

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