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mercoledì 26 dicembre 2012

News del Centro Maderna sugli anziani


  • Priorità informazione e prevenzione sulle patologie per le donne over 50
  • Sentirsi soli accelera l'Alzheimer
  • Gli stranieri anziani saranno 3 milioni nel 2060 in Italia
  • Gli anziani con depressione hanno un rischio doppio di essere ricoverati in ospedale
  • Reddito da lavoro dopo il pensionamento in Italia
Priorità informazione e prevenzione sulle patologie per le donne over 50
Inserita da: (Centro Maderna) 13-12-2012
Fonte: Agenparl.it, 11 dicembre 2012
“L’Aula di Strasburgo ha approvato, nell’ambito dell’Anno europeo dedicato all’invecchiamento attivo, la relazione sulla prevenzione delle patologie legate all’invecchiamento femminile. Questo perché l'evoluzione demografica pone l'Unione europea di fronte a una serie di sfide, tra cui il progressivo aumento della popolazione over 65, più di 87 milioni di persone: di cui più di 50 milioni sono donne. Il divario di genere in termini di invecchiamento è ancor più evidente per le persone over 80: 3,1% di donne rispetto al 1,6% di uomini sul totale della popolazione”. Lo ha dichiarato il Vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli relatrice del testo nel corso della conferenza stampa a cui ha partecipato il Commissario europeo per la salute e la protezione dei consumatori Tonio Borg.
“Vale la pena precisare - ha continuato - che nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini sono spesso più colpite da malattie croniche e invalidanti e, quindi, soggette a un peggioramento di qualità di vita. Tra le malattie che colpiscono le donne anziane vi sono quelle cardiovascolari, erroneamente considerate un problema tipicamente maschile, le malattie respiratorie, il cancro, il diabete, le patologie muscolo-scheletriche, le malattie neuro-degenerative e la depressione”.
“Molte sono le difficoltà di accesso ai servizi sanitari: la mancanza di orientamenti sulla prevenzione delle patologie più ricorrenti, le difficili modalità di prenotazione di visite specialistiche e analisi diagnostiche, nonché le liste di attesa, spesso molto lunghe. Tutti elementi che scoraggiano soprattutto le pazienti anziane, che vivono molto spesso in condizioni di solitudine” (il 75,8% delle donne di oltre 65 anni vivono sole)”, ha sottolineato. “Inoltre - ha aggiunto - le donne anziane sono maggiormente a rischio di povertà infatti secondo gli ultimi dati disponibili, precisamente il 24,5% della popolazione femminile nell'UE27 è a rischio povertà. Sul rischio povertà incide anche il divario retributivo (attualmente in media del 16,4%) e le scelte occupazionali dettate dalla necessità di conciliare vita familiare con la vita lavorativa, le donne così accumulano contributi pensionistici inferiori e hanno pensioni più basse e quindi minori risorse per le terapie e le cure mediche”.
“Obiettivo di questa relazione è incoraggiare una sinergia tra Istituzioni pubbliche a livello europeo, nazionale e territoriale, per favorire misure che consentano un invecchiamento in buona salute per tutti. Garantire quindi l'accesso a un'assistenza sanitaria di qualità in caso di patologie ricorrenti; investire in informazione e prevenzione per consentire alle persone anziane di rimanere quanto più a lungo possibile autonome e in buona salute e screening ad hoc che sono importanti strumenti di prevenzione. Prevenzione fondamentale per promuovere comportamenti virtuosi e un impegno forte contro l’abuso di alcol e il tabagismo, considerando che secondo le ultime stime OMS in Europa la percentuale di donne fumatrici salirà dall'attuale 12% a circa il 20% entro il 2025. L’invecchiamento attivo deve essere una priorità di tutti i 27 Stati Membri ed è necessario fare in modo che gli anziani possano svolgere un ruolo attivo nella società, rimanendo più a lungo nel mondo del lavoro ed evitando l'esclusione sociale che è causa di emarginazione e depressione”, conclude Angelilli. (Agenparl.it)

Sentirsi soli accelera l'Alzheimer
Inserita da: (Centro Maderna) 12-12-2012
Fonte: Agi.it, 11 dicembre 2012
Il sentimento di solitudine, distinto dall'essere effettivamente soli, è legato a un maggior rischio di sviluppare demenza durante l'anzianità. La ricerca della ARKIN Mental Health Care Amsterdam è stata pubblicata sulla rivista Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry. Nessun impatto invece sull'aumento di rischio per quelli che vivono da soli. I partecipanti allo studio erano 2000 soggetti che facevano parte dell'Amsterdam Study of the Elderly (AMSTEL).
Fra quelli che, all'inizio dello studio, avevano dichiarato di soffrire di solitudine, si verificava un numero di casi di demenza pari a più del doppio, dopo tre anni, rispetto al gruppo di quelli che invece dicevano di non sentirsi soli (13,4 per cento contro 5,7 per cento). Ulteriori analisi dimostravano poi che quelli che vivevano da soli oppure non erano più sposati avevano fra il 70 e l'80 per cento di probabilità di sviluppare demenza rispetto agli altri. Infine, quelli che dicevano di sentirsi soli avevano una probabilità 2,5 volte superiore di sviluppare la demenza, indipendentemente dal sesso. (Agi.it)
   
Gli stranieri anziani saranno 3 milioni nel 2060 in Italia
Inserita da: (Centro Maderna) 12-12-2012
Fonte: Redattore sociale.it, 11 dicembre 2012
Nel 2041 in Italia ci saranno 1,6 milioni di stranieri over 65. Oggi sono appena 100mila, ma sono destinati ad aumentare, fino a raggiungere quota tre milioni nel 2060. È quanto emerge dal diciottesimo rapporto Ismu, presentato a Milano. "Si profila un fenomeno di “invecchiamento importato”, attraverso i flussi migratori netti che avrà conseguenze dirette nel sistema previdenziale", scrivono i ricercatori.
"Nei prossimi decenni si assisterà infatti all'ingresso in età anziana di un crescente numero di soggetti che potranno contare solo su una modesta contribuzione ai fini pensionistici e si troveranno a dipendere da e a gravare sulle risorse di welfare", si legge nel Rapporto.
Giancarlo Blangiardo, demografo dell'Ismu: "Saranno nuovi pensionati, che nella loro vita professionale hanno iniziato tardi a versare i contributi e in modo saltuario". (Redattore Sociale.it)

Censis: in Italia 2,2 mln anziani non autosufficienti
Inserita da: (Centro Maderna) 12-12-2012
Fonte: Asca.it, 11 dicembre 2012
Gli anziani non autosufficienti, secondo stime del Censis, ammontano attualmente a 2,2 milioni, il 3,9% del totale della popolazione italiana. In Italia è ampiamente diffuso un modello di assistenza familiare, tanto che i familiari stretti rappresentano i caregiver nel 73,5% dei casi. Il problema è che quasi in un caso su tre (il 29,3%) il carico assistenziale viene assorbito interamente dalla famiglia dell'anziano. È quanto emerge dalla ricerca “Le nuove tutele oltre la crisi. Il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti” realizzata dal Censis per il Forum Ania-Consumatori e presentata a Roma.
Per questo motivo, gran parte degli italiani sottolinea l'importanza del potenziamento dei servizi di assistenza: il 43,8% indica l'assistenza domiciliare, il 34,1% richiede soluzioni di sostegno economico diretto alle famiglie. La maggioranza degli italiani è ormai convinta che per affrontare la non autosufficienza dovrà contare solo sulle sue forze, perchè i costi sono alti e la copertura pubblica scarsa: risparmiando, integrando l'assistenza pubblica con l'acquisto di servizi privati, oppure assicurandosi contro la non autosufficienza. Solo il 15,2% ritiene sufficienti gli attuali servizi pubblici. (Asca.it)

Gli anziani con depressione hanno un rischio doppio di essere ricoverati in ospedale
Inserita da:(Centro Maderna) 12-12-2012
Fonte: Agi.it, 11 dicembre 2012
Gli anziani depressi hanno un rischio doppio di essere ricoverati in ospedale. Lo afferma uno studio della Cambridge University pubblicata sul "Canadian Medical Association Journal". I ricercatori hanno studiato 5411 uomini di età superiore a 69 anni di Perth, Western Australia, per determinare se il tasso di ricoveri ospedalieri era più alto fra gli uomini con sintomi depressivi rispetto a quello dei non depressi. Dei 5411 partecipanti, 339 avevano una depressione che andava da severa a moderata. Circa la metà degli uomini depressi era stata ricoverata almeno una volta in ospedale contro il 23 per cento dei non depressi. I depressi, inoltre, erano meno istruiti, in peggiori condizioni di salute e con una maggiore probabilità di fumare.
I ricoveri notturni e le morti in ospedale erano poi superiori in quest'ultimo gruppo. Secondo gli scienziati, probabilmente i pazienti depressi non seguono correttamente il piano di trattamento e potrebbero arrivare in ospedale con malattie acute. La depressione potrebbe esacerbare le malattie croniche e ridurre la capacità dei pazienti anziani di comunicare con il personale medico. (AGI)

Reddito da lavoro dopo il pensionamento in Italia
05-12-2012
Fonte: INRCA
Il volume “Income from work after retirement in Italy (Reddito da lavoro dopo il pensionamento in Italia)”, disponibile in lingua inglese, presenta il quadro nazionale del fenomeno delle persone mature e anziane che percepiscono una pensione e contemporaneamente anche un reddito partecipando al mercato del lavoro.
Il volume è il risultato di uno studio finanziato dalla European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions di Dublino, e condotto dal Centro Studi e Ricerche Economico-Sociali per l’Invecchiamento dell’INRCA. I risultati emersi rappresentano un primo tentativo organico di spiegare il fenomeno del lavoro dopo il pensionamento in Italia, grazie all’utilizzo di una metodologia mista di ricerca: analisi della letteratura esistente, analisi di dati secondari, interviste ad esperti e case studies.
Gli autori sono Andrea Principi, Pietro Checcucci e Mirko Di Rosa.
É possibile scaricare il volume gratuitamente on-line con link dall’home page dell’INRCA www.inrca.it oppure cliccando qui.

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